Inverni ad arte: la natura innevata

La stagione che stiamo vivendo e i bruschi mutamenti climatici mi hanno fatto pensare ad un arteggiamento tematico da dedicare all'inverno, intitolato Inverni ad arte. La variazione delle luci e dei colori nel corso dell'anno è uno degli aspetti centrali della rappresentazione artistica di ogni tempo e luogo e, nell'ambito del ciclo delle stagioni, l'inverno occupa una posizione particolare, sia per gli infiniti modi di rendere la caduta o l'ammassarsi della neve, sia per i significati del freddo e del gelo in rapporto a chi vi si trova immerso.

Claude Monet, Vista di Argenteuil con la neve (1875)

Il percorso inizia dalle rappresentazioni più diffuse: quelle del paesaggio naturale o lievemente antropizzato. In quest'ambito, le rappresentazioni più significative derivano dall'arte impressionista, ma non vanno dimenticati significativi apporti precedenti. 

Caspar David Friedrich, Dolmen sotto la neve (1807)

Fra le opere più note dedicate ai paesaggi innevati, infatti, va annoverato il Dolmen sotto la neve di Caspar David Friedrich, una delle molte variazioni sull'iconografia della foresta ricca di alberi secchi che evocano una stasi inquieta, in cui sembra di vivere un eterno momento di immobilità, che in questa tela si rafforza con l'impressione di blocco data dal ghiaccio e dalle nevi, la cui massa chiara cozza violentemente con i colori scuri dello sfondo, ma che sembra quasi tesa a realizzare una continuità luminosa col chiarore che occupa la parte superiore del dipinto.

Caspar David Friedich, Paesaggio invernale con chiesa (1811)

Caspar David Friedrich, Paesaggio invernale (1811)

Più o meno coeva è la descrizione giapponese di Katsushika Hokusai, che dedica una delle sue famose opere Ukiyo-e ad una landa imbiancata su cui si affaccia un piccolo centro abitato, di cui è descritto soprattutto un balcone affollato di donne e uomini che contemplano il paesaggio. Il tratto terso di questo genere di opere evidenzia il bianco della neve e la sensazione di levigatezza che essa attribuisce al territorio, suscitando allo stesso tempo quell'idea di silenzio e quiete che si avverte chiaramente durante una nevicata e subito dopo la sua conclusione.

Katsushika Hokusai, Casa del tè a Koishikawa il mattino dopo una nevicata

L'arte russa non poteva mancare di celebrare l'inverno, che in quelle terre è quasi un essere personificato, come è noto dalla formula napoleonica divenuta proverbiale del Generale Inverno. Esso domina le rappresentazioni di Andrei Schilder e di Ivan Welz, particolarmente attenti alla descrizione della superficie della neve e della sua morbidezza.

Andrei Nikolaevich Schilder, Valle alberata sotto la neve (1904)

Ivan Avgustovich Welz, Gelo (1906)

Ivan Avgustovich Welz, L'inizio dell'inverno

Ma è appunto la Francia ottocentesca a descrivere nel modo più vario e articolato il paesaggio invernale: gli Impressionisti si affezionano alla ricerca luminosa e il bianco della neve di Alfred Sisley non è mai come quello della neve di Claude Monet e al loro esempio eccezionale si aggiungono le tele meno note di Paul Gauguin e di Berthe Morisot.

Claude Monet, La strada per la fattoria di Sant-Simenon

L'autore delle coloratissime tele tahitiane, infatti, dedica molto spazio al proprio paese, ma, nel rappresentare l'inverno in La Senna presso Ponte Lena (1875), sceglie di dare più spazio al cielo ingiallito che all'effetto della nevicata: il fiume è una massa scura circondata da molti coperti di neve appiattita e l'aria chiara sembra minacciare una nuova precipitazione che non ha nulla di bello e poetico perché mescolata ad un paesaggio inquinato dall'uomo e dai suoi fumi, ben lontano dalla purezza che il bianco dovrebbe rappresentare.

Paul Gauguin, La Senna presso Ponte Lena (1875)

Opposta sembra la prospettiva di Berthe Morisot, più attenta alla capacità della neve di confondere elementi naturali e umani, come se il bianco del cielo bastasse a restituire genuinità e bellezza ad ogni luogo: nel suo Paesaggio innevato, la pittrice consacra la gran parte dello spazio al chiarore del ghiaccio e del cielo che lo riflette, rendendo confusi e poco più che macchie di colore grigio i profili delle piante e la gobba di un ponte che si inarca su un fiume invisibile.

Berthe Morisot, Paesaggio innevato

Particolare è la prospettiva dei due maggiori esponenti dell'Impressionismo, i già citati Sisley e Monet: al di là delle rappresentazioni originalissime di Gelata a Port Marly e di La Gazza, i due sembrano dedicare uno spazio privilegiato alla definizione delle strade nel paesaggio innevato: nei loro dipinti, da Neve a Louveciennes a La strada per Giverny in inverno (ma anche con Treno nella neve), questi artisti dimostrano di nutrire un forte interesse per il sentiero che si addentra nella neve, quasi a simboleggiare il desiderio dell'artista di fondersi nella sua massa e nei suoi colori e di coglierne la consistenza. 

Alfred Sisley, Gelata a Port Marly (1872)
 
Alfred Sisley, Neve a Louveciennes (1878)

Claude Monet, La gazza (1868-1869)

Claude Monet, La strada per Giverny in inverno (1885)

Del tutto diversa è invece la scelta operata dall'impressionista americano Childe Hassam, che, nell'immortalare la Nave bloccata nei ghiacci nel 1893, divide la tela in due metà, riservando la parte più bassa all'intricata morsa dei ghiacci sull'imbarcazione, ridotta ad una sagoma blu, e scegliendo per il cielo nell'altra metà un colore aranciato che contrasta non solo col profilo crestato delle barche e dell'abitato in lontananza, ma anche con la sua stessa controparte.

Childe Hassam, Nave bloccata nei ghiacci (1893)

L'arte ci riserva, insomma, variegate modalità di descrivere il paesaggio innevato. Ma non è solo al paesaggio naturale che i pittori hanno dedicato la loro attenzione: il nostro percorso proseguirà con l'esame della neve sugli edifici, nelle città e della gente che nella neve si muove... rimanete quindi con noi!

Claude Monet, Boulevard Saint-Denis ad Argenteuil (1875)

C.M.

Commenti

  1. Meraviglioso questo omaggio alla mia stagione preferita! Sembra che l'inverno, soprattutto quello innevato, con la sua capacità di smorzare i rumori e i colori sia una vera musa per i pittori. Aspetto la prossima...puntata:)

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    1. Lo è davvero: una stagione ricca di ispirazione! Grazie per aver apprezzato il post, gli altri sono già in via di preparazione e arriveranno con l'anno nuovo! :)

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  2. Mi hanno colpito i quadri dei russi, sono molto fotografici, e anche la curiosa scelta della nave nei ghiacci come soggetto.
    Monet (che resta uno dei miei pittori preferiti) è comunque il più evocativo.
    In mezzo a questi climi gelati, ti auguro buon anno nuovo!

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    1. Fotografici è la parola esatta: soprattutto Wlez ha una precisione e un tratto così definiti che spiega perché il fascino della sua pitura sia decisamente più basso di quella di Monet... d'altronde proprio in reazione alla diffusione della fotografia si sviluppò pienamente la ricerca dell'impressione e il gioco sul colore e sulle ombre!
      Ti ringrazio per gli auguri, che ricambio con piacere! Buon 2015!

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  3. Inverno ed arte in una perfetta comunione!
    Bellissimo post!

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  4. E' stato come andare ad una mostra d'arte comodamente seduta al computer :)
    Claudia - Il giro del mondo attraverso i libri

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