Castelvecchio recupera i propri tesori

Sembra una bella favola di Natale che si conclude con il finale tanto atteso: il 21 novembre sono rientrati a Verona i dipinti trafugati dal Museo di Castelvecchio il 19 novembre dello scorso anno, che già nel mese di maggio erano stati individuati in Ucraina.

Pisanello, Madonna della quaglia (1420 ca.)
Come noto, fra le diciassette opere rubate, che costituiscono un immenso tesoro per il museo veronese, erano compresi dipinti di Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Peter Paul Rubens e del Tintoretto, oltre alla Madonna della quaglia di Pisanello, diventata una sorta di simbolo di questo saccheggio. Un patrimonio troppo poco noto non solo al Paese, ma anche alla cittadinanza veronese, molta parte della quale della presenza di questi capolavori si è accorta solo dopo la loro sparizione, al punto che, nell'ultimo anno, non c'è stata occasione in cui, passando accanto a Castelvecchio, non sentissi qualcuno stupirsi del furto e ammettere di non aver mai saputo che le mura scaligere custodissero opere appetibili per il mercato dell'arte e dei ricettatori.
Oltre che a livello nazionale, la questione è stata fonte di accese polemiche anche in prospettiva locale: solo due giorni prima del saccheggio la rete dei Musei civici poteva celebrare l'apertura al pubblico del Museo degli affreschi Cavalcaselle e a Verona il furto è stato avvertito come un'enorme beffa, soprattutto per i lati oscuri negli eventi successivi al ritrovamento in primavera. In un primo momento le contestazioni hanno investito gli apparati di sicurezza, fino all'accertamento della presenza, fra i complici, della guardia incaricata della vigilanza; poi è sorto il sospetto che le autorità ucraine non si si siano date abbastanza da fare per l'accertamento delle dinamiche del trafugamento e, soprattutto, per la restituzione delle opere ai legittimi proprietari. 
In effetti il balletto diplomatico è stato grottesco: sono mancate ferme prese di posizione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali o soddisfacenti dichiarazioni in merito alla scelta di Kiev (e forse del MiBACT stesso) di temporeggiare. Insomma, è scandaloso che siano dovuti passare ben sette mesi dal ritrovamento delle opere rubate al loro rientro a Verona e che il governo ucraino sia stato riverito al punto da vedere il proprio capo Poroshenko presentato come un eroe degno della cittadinanza onoraria di Verona, quando  è stato addirittura ritenuto passibile di denuncia, avendo solo rilasciato dichiarazioni di impegno all'allora ministro degli esteri Gentiloni, senza tener fede al termine entro il quale la restituzione era stata promessa, fissato per il mese di novembre. La cerimonia di riconsegna alla quale hanno partecipato il ministro Franceschini e il sindaco Tosi, quindi, è stata un teatrino in cui le autorità italiane e, suo malgrado, il settore tutto dei beni culturali italiani hanno recitato la parte del giullare.
Cosa sia accaduto veramente e quali tipi di interesse abbiano fatto da sfondo a queste ambascerie decisamente poco in odore di cooperazione internazionale non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai, giacché, a livello di opinione pubblica, questioni sull'illegittimità di una simile inefficienza nella gestione delle opere rubate non sono state sollevate con la dovuta insistenza. Da cittadini (italiani, non solo veronesi), non possiamo ritenerci soddisfatti.
Possiamo invece tirare un sospiro di sollievo come amanti dell'arte e dei beni culturali: al di là della nebbia che ancora avvolge la vicenda, ora abbiamo ripreso possesso dei nostri tesori e Castelvecchio è pronto ad ospitarli nuovamente, mostrandoli anche a coloro che per tanto tempo li hanno ignorati. In qualche modo, spero anche che l'infausta avventura abbia almeno contribuito a far conoscere una sede museale che gli itinerari turistici non valutavano attentamente quanto il balcone di Giulietta. E, per respingere qualsiasi tentativo di scuse, per un mese, fino al 22 gennaio 2017, l'ingresso al museo di Castelvecchio costerà soltanto 1 euro: una simile offerta e l'abbondanza di tempo data dalle imminenti festività non permettono assoluzioni a tutti coloro che, vivendo a Verona o trovandosi nei pressi della città scaligera, non coglieranno l'occasione di scoprire i tesori che non sapevano esservi custoditi.

C.M.

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