Canto della pianura, Crepuscolo - Kent Haruf

Nei mesi estivi sono ritornata a Holt. Ho conosciuto tante persone e ho potuto riscoprire i paesaggi del Colorado, con le sue lunghe strade e le fattorie isolate. Non ho incontrato né Addie e Louis né il pastore Lyle, ma riprendere in mano la Trilogia della Pianura è stato comunque come affrontare un viaggio in luoghi e spiriti ormai noti.

Dopo Benedizione e prima de Le nostre anime di notte, NN editore ha portato in Italia Canto della pianura e Crepuscolo, due romanzi che sono strettamente legati. Se, infatti, il primo capitolo della trilogia di Kent Haruf può considerarsi indipendente, gli altri due sono l'uno la continuazione dell'altro. Non che questo basti a far dimenticare Benedizione: non solo il primo libro ha aperto la strada ai due successivi (anche se, va detto, quelli che nell'edizione italiana sono il secondo e il terzo capitolo precedevano Benedizione), ma ha iniziato a costruirne le atmosfere, a presentare il modo tipico dell'autore di presentarci le esistenze di alcuni personaggi di Holt, di descriverne i sentimenti attraverso i gesti e un'espressione mai sovrabbondante.
Canto della pianura ha per protagonisti Tom Guthrie, un insegnante di storia americana in rotta di collisione con Russel Beckmann, uno studente piuttosto problematico, i suoi due figli Ike e Bobby, la giovane Victoria Roubideaux, che la madre ha sbattuto fuori di casa dopo aver scoperto della sua gravidanza, e i vecchi fratelli Raymond e Harold McPheron, che vengono convinti dall'insegnante Maggie Jones a ospitare la ragazza madre. Haruf ne racconta le vicende alternandone le voci, rendendoci partecipi della rabbia di Tom e della tracotanza dei Beckmann, delle paure di Victoria e nella goffaggine dei due McPheron, che, nell'accogliere l'adolescente, non sanno come comunicare con lei, perché tutto ciò che conoscono è racchiuso nei confini della loro fattoria.
Allora lui entrò nella stanza. La ragazza l'aveva già resa sua. C'era il suo tocco. Era femminile, più pulita, più ordinata, con piccoli oggetti sistemati al loro posto. Per la prima volta in mezzo secolo qualcuno si era occupato di quella stanza. Le vecchie scatole di cartone erano infilate sotto il letto e i vestiti nell'armadio erano stati cacciati indietro, nel buio. Contro la parete, il vecchio cassettone di mogano, con il suo specchio ovale annerito e un po'danneggiato lungo i bordi, era stato spolverato e lucidato, e Victoria vi aveva disposto le sue cose, nastri per i capelli, pettine, spazzola, rossetto, matita per gli occhi, becchi d'oca, un piccolo portagioie in legno di cedro con il coperchio chiuso da una minuscola serratura in ottone.
Crepuscolo si riallaccia ad alcuni snodi del romanzo precedente: Victoria va a vivere a Fort Collins con la sua bambina Katie per frequentare l'università, ma lascia il cuore nella fattoria dei McPheron e il suo legame con Holt e la nuova famiglia che l'ha accolta diventano ancora più importanti dopo un evento che ne sconvolge la vita. Ci sono ancora Tom e Maggie, ma il ruolo di co-protagonisti viene lasciato ai Wallace, Luther e Betty e i loro figli Richie e Joy Rae, una famiglia con un grave disagio che, in equilibrio precario a causa del malessere continuo di Betty e nonostante la presenza dell'assistente sociale Rose Tyler, è vittima di un degrado che sembra insuperabile e che si aggrava con l'arrivo di Hoyt Raines, lo zio violento di Betty. Accanto a queste due storie principali ci sono anche quelle altrettanto drammatiche di DJ e del nonno e delle loro vicine di casa, abbandonate dal capofamiglia.

Canto della pianura raccoglie pienamente le aspettative seminate da Benedizione. Vi ho trovato infatti la stessa delicatezza nel raccontare i sentimenti, ma anche la schiettezza di uno scrittore che ha voluto rappresentare senza orpelli le vicissitudini dei suoi personaggi, così come accade con gli ultimi giorni di vita di Dad Lewis nel primo romanzo. Victoria sembra una creatura fragile donata agli unici uomini che sono ancora così genuini e onesti da accoglierla con premura e affetto, una fanciulla ingenua che per un attimo crede di poter cominciare una nuova vita con il padre della bambina che porta in grembo, ma che ben presto si accorge di non potersi affidare ad altri che ai due McPheron, che fanno di lei la figlia che non hanno mai avuto e per i quali lei e la sua piccola saranno un tesoro da proteggere. Piene di attenzione e tenerezza sono le descrizioni dei dialoghi impacciati nella cucina dei McPheron e della stanza dei loro genitori che nessuno tocca da anni e che Victoria trasforma nel proprio rifugio; a tal proposito, va detto che, rispetto a Benedizione, lo stile di Haruf appare qui più disteso, dettagliato, disposto a fermarsi su dei particolari. Non a caso si è detto che Canto della pianura, in virtù della gravidanza della sua protagonista, è un romanzo che vede nascere la vita, mentre Benedizione racconta un cammino di preparazione alla morte.
E Raymond sapeva che, se le cose fossero andate come dovevano, il mattino dopo lui e suo fratello sarebbero usciti come al solito per lavorare e si sarebbero fermati ad annusare la polvere nell'aria, poi uno o l'altro avrebbe detto qualcosa in proposito e lui stesso avrebbe fatto un commento sulla pioggia imminente, mentre Harold avrebbe detto che in quella stagione, visto com'erano andate le cose negli ultimi tempi, era più probabile una tempesta di neve.
In Crepuscolo prevale invece un'atmosfera più cruda, pessimista, di abbandono. Al di là delle pagine dedicate a Victoria e a Raymond McPheron, i toni si fanno cupi e assistiamo a scene di solitudine e abbandono, specialmente quando appaiono i Wallace: fra le pagine sembra di vedere la sporcizia della roulotte in cui vivono, i lividi sulla pelle dei loro figli, i sacchetti del cibo precotto che acquistano con i buoni dell'assistenza sociale; non migliore è la condizione di DJ, che fa i compiti sul bancone di un bar, e della signora Wells, in preda alla depressione. La prevalenza di queste sequenze sulle parti dedicate ai personaggi cui mi ero affezionata in Canto della pianura ha gettato un po'di ombra su un ciclo di romanzi che mi aveva colpita con la sua capacità di narrare l'usuale e di farne letteratura. Forse di fronte a Betty Wallace e Hoyt Raines non era possibile evitare il prosastico e Haruf ha semplicemente tenuto fede al suo proposito di descrivere un quadro reale o realistico. 
La chiusura, dunque, è stata inaspettata e mi ha un po'amareggiata, tuttavia il giudizio sulla Trilogia della Pianura rimane positivo, perché bastano anche poche pagine o addirittura dei particolari preziosi a rendere un libro meritevole di lettura: Victoria che si preoccupa per Raymond e non dimentica mai di tornare a Holt, i soliloqui senza senso di Katie, Raymond che balla e che accoglie nel suo abbraccio le lacrime della persona che ama.

Immagine da Pixabay

C.M.

Commenti

  1. Trovo in Haruf tanta profonda comunione con la letteratura americana del primo Novecento; vorrei anche io ritrovarmi ad Holt, ma bisognerebbe essere figli del milionario Sutton per comprare tutti i libri che desideriamo!

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    1. Questo è vero, ma la trilogia ha avuto talmente tanto successo che si trova facilmente in biblioteca: stavo giusto notando che anche nella mia provincia c'è una decina di copie di ciascun volume e addirittura diciassette di Le nostre anime di notte (tutte attualmente in prestito). Un segno dell'apprezzamento di cui gode Haruf, che ha portato senza dubbio una nota originale nel panorama narrativo. Poi io predico bene e razzolo male, perché preferisco sempre comprare una copia che rimanga mia e cado nella stessa affermazione sulla necessità di un'infinita miniera di denaro, alla quale si aggiunge quella, non trascurabile, di tempo!

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