Addio, Madiba

La morte di Nelson Mandela, avvenuta solo ieri sera, lascia una grande tristezza, ma anche, in un tempo che scarseggia di eroi e ideali, la gioia di aver avuto testimonianza diretta della sua grandezza e del suo coraggio. Sebbene sia vissuto in un Paese lontano e in un contesto sociale diversissimo dal nostro, nonostante abbia condotto gran parte della sua lotta per la libertà prima ancora che io nascessi, non mi è possibile ignorare la storia e il coraggio di Madiba.
Insignito delle più alte onorificenze in tutto il mondo (fra cui il Premio Nobel per la pace nel 1993), Mandela ha imposto all'attenzione dell'opinione pubblica gli orrori della segregazione razziale e il diritto all'uguaglianza di tutti gli uomini, dapprima mettendo a disposizione la propria attività di avvocato alla popolazione di colore africana, poi conducendo un'azione di protesta e resistenza che gli è costata ventisette anni di carcere (1962-1990). Al termine della prigionia, eletto presidente del Sudafrica, ha guidato il Paese verso la democrazia e verso l'eliminazione dell'apartheid, confidando sempre nell'importanza dell'istruzione della maturazione del senso di civiltà, rispetto e giustizia dei popoli.
Voglio ricordare la sua tenacia tramite i versi che lo hanno accompagnato durante la sua lunga permanenza in carcere, tratti dalla poesia Invictus di W.E. Henley (1875), che sono stati di ispirazione per l'omonimo film dedicato da Clint Eastwood al grande Madiba (interpretato da un fenomenale Morgan Freeman) nel 2009.
Dal profondo della notte che mi avvolge,
nera come un pozzo da un polo all'altro,
ringrazio qualunque dio esista
per la mia anima invincibile.

Nella feroce morsa delle circostanze
non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma non chino.

Oltre questo luogo d'ira e lacrime
incombe il solo Orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni
mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino;
io sono il capitano della mia anima. 
Il volto e la voce, pur stanca, debole e malata di questo uomo eccezionale hanno accompagnato anche le generazioni più giovani, imponendosi come simboli della Storia e dei valori imprescindibili dell'Umanità. La nostalgia di Nelson Mandela sarà doppiamente avvertita perché simili rappresentazioni di valore e giustizia sono, ormai, sempre più rari.
 

C.M.

Commenti

  1. penso sia una delle due grandi figure del Novecento: lui e Madre Teresa, e dico Madre Teresa pur non essendo credente. Ne parlavo prima con mio fratello, anche lui ha usato parole simili alle tue: "in un tempo che scarseggia di eroi e ideali". E secondo me sei stata anche troppo buona. Non solo non ci sono eroi di quel calibro, ma non ce ne sono nemmeno che ci si avvicinano. Però, a non voler essere proprio pessimista, direi che a saper guardare, "piccoli" eroi se ne vedono, di cui sulla grande stampa ovviamente non si fa menzione - almeno in Italia, i cui media sono ossessionati da un provincialismo politico, dai narcisetti di questo e quel parttio, il cui unico ideale mi sembra essere unicamente blob . In questi giorni sto seguendo l'entusiasmo di alcuni ragazzi italiani che dopo anni di collette sono riusciti a costruire finalmente un piccolo ospedale in un villaggio del Burkina Faso, per una ventina di letti. Non è molto ma è qualcosa. Ma chi ne parla? sono piccoli eroi secondo me. Ma se ci pensi bene anche grandi. Quindi la speranza ... E sono sicuro che Mandela, che era un uomo profondamenrte buono, guarda a ragaazzi come questi col suo sorriso di sempre, il suo sorriso umano... Ci resterà per fortuna anche questo di Mandela, il suo sorriso ...

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    1. Hai ragione, infatti il mio rammarico va anche stavolta all'informazione che nutre quei falsi narcisismi dei politicanti (che non perdono occasione per ergersi a Giovanne d'Arco), mentre questi piccoli eroi non sono conosciuti e non possono, quindi, diventare punti di riferimento per l'opinione pubblica. Ho avuto l'occasione di parlare di eroi anche nel maggio scorso, ricordando Falcone e Don Gallo: "L'eroe è colui che sfida l'impossibile, che non accetta i limiti, che combatte per un bene più grande, di cui sa che forse non potrà mai godere, ma che spera di offrire come un trionfo alle generazioni che verranno". Un aspetto fondamentale di questo eroismo, però, è l'informazione: l'ideale, il coraggio, la tenacia vanno conosciuti e ricordati (e i media di oggi sarebbero potenzialmente perfetti allo scopo se venissero usati a dovere). Mi viene in mente il discorso di Pericle per i caduti ateniesi durante la Guerra del Peloponneso, nel quale il sacrificio e la tomba degli eroi sono segno imperituro del dono che essi hanno fatto alle generazioni di domani: un monumento cui quel sorriso di Mandela che hai felicemente evocato si adatta benissimo...

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    2. mi ricordo infatti quel tuo articolo su Falcone e gl altri eroi, e i tuoi post mi piacciono sempre perché sono sempre vibranti di cultura e di indignazione, Bello il discorso di Pericle, hai fatto bene a ricordarlo. Oggi penso che bisogna sì combattere per le nostre piccole cose, in casa nostra, ma anche saper guardare oltre i nostri confini, a quei nostri fratelli di altri paesi che ne hanno bisogno. Mandela aveva senz'altro questa capacità di guardare alla sofferenza del mondo, ci vedevo un profondo spirito compassionevole (nel senso di capacità di sentire la sofferenza che prova l'altro).

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    3. Hai ragione, anche perché trovo che "compassione" sia un termine da riportare al suo valore originario, sottraendolo alla vulgata che lo sovrappone a "pietà": la compassione è il sentimento che ha caratterizzato la vita di Mandela e di tanti eroi, che permette all'uomo di non dirsi finito in sé ma di abbattere la separazione fra se stesso e gli altri, nella convinzione che tutti gli esseri umani siano uguali e meritevoli degli stessi diritti.

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    4. Spesso il concetto di 'compassione' è addirittura sovrapposto a quello di 'pietismo', peggio che peggio...
      Grazie per aver riportato alla luce quei versi...

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    5. hai ragione, il peggio del peggio, o di male in peggio ...

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    6. Già, e un simile travisamento fa sembrare debolezza un atteggiamento che, al contrario, è fatto di tenacia e rispetto...

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